"LA SETTIMA PIRAMIDE"

(Oltre Eden)

Una Teoria unificata delle Origini

 

"Oltre Eden"; © Feb. 1998, Sergio Di Stefano; © M.I.R. Edizioni, Feb. 1999
"La Settima Piramide"; © Gen. 2000, Sergio Di Stefano

 

 

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Angloamerican

 

(a.e.v. = avanti l'era volgare)

 

L'idea che nel passato remoto dell'Umanità sia esistita una portante culturale unica, intellettualmente molto progredita fu chiaramente enunciata da Esiodo, il grande poeta greco dell'8° secolo a.e.v., ripresa dal metafisico Empedocle di Agrigento e sostenuta da una larga quantità di indizi e si sta trasformando in un'ipotesi di lavoro sempre più concreta per i ricercatori.
Finora, non abbiamo altra "Storia" che quella delle civiltà di "MU" o di "Atlantide" per giustificare quella memoria e tentare anche di riempire la discontinuità tra le grandi culture del Paleolitico e quelle del Neolitico e per tentare di capire la genesi di ciò che mostra d'essere stato una tremenda Rivoluzione culturale.
Eppure, c'è l'evidenza geologica assoluta che né "Atlantide""MU" sono mai esistite dove il Mito le colloca.

Hanno gli Antichi tutti mentito?
Ha Platone messo in piedi una farsa, a partire dall'incontro del suo avo Solone con il sacerdote di Sais?

L'idea che il Mito nasconda verità storiche non è nuova neanch'essa ed oggi è ampiamente accettata dagli studiosi.
Tale idea sta spingendo un gran numero di teorie, che però portano solo evidenze frammentarie, che sono esse stesse frammentarie e che non vedono il mosaico nel suo insieme; isolate nella specializzazione o negli interessi di parte, esse mancano di affrontare il problema mediante l'integrazione delle fonti classiche, che sono la vera porta del passato.

Con la giusta chiave interpretativa, si può infatti scoprire che Genesi descrive in realtà i dettagli degli stessi eventi raccontati da Platone e che queste due sorgenti si integrano a vicenda, consentendoci di assegnare date specifiche a quegli eventi.

Genesi ed i dialoghi di Platone nascondono i segni di tutto questo: della prima migrazione degli "Atlantidi", di quelle successive, della loro grande influenza sulle culture del Paleolitico e le ragioni del drammatico mutamento che ha portato all'attuale società in circa 12.000 anni.

Una prova di tutto ciò potrebbe essere stata sempre contenuta nel Plateau di Giza in forma di linee che puntano ad una terra dove Piramidi molto più potenti, sorgenti di vita e di morte, erano state costruite dalla Natura, in forma di vulcani, durante le passate ere geologiche.

La "rinascita" della cultura delle piramidi nel IV millennio a.e.v. è anche una prova della forza dell'antica Metafisica atlantica, sopravvissuta alle catastrofi, per essere ritrasmessa fino a noi, in qualche caso nella sua forma autentica in qualche altro velata dalla superstizione e dalle forme religiose, cosa piuttosto evidente indipendentemente dal Continente o dall'Etnia. Cosicché, oltre a raccogliere il risultato che in fondo "siamo tutti Neri", abbiamo che la leggenda della "Torre di Babele", cioè della molteplicità linguistica, in realtà replica un fenomeno di "Scissione metafisica", risalente a qualche millennio prima di Nimrod, a partire da una dinamica che non è sfuggita al grandissimo Filosofo e Metafisico Eraclito.

 

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Il diagramma temporale qui sotto mostra sinteticamente i risultati della ricostruzione storica proposta in "La Settima Piramide" (Oltre Eden), ricostruzione basata sull'analisi a riferimenti incrociati delle risultanze di Mitologia, Leggende, Storia, Scienze.

(Cliccare sulle datazioni per accedere alle pagine interne)

 

 

Eventi, 8k Secondo la Cosmologia Secondo la Paleontologia Secondo l'Antropologia Gli Atlantidi Il Giardino di Eden La Caduta La Catastrofe descritta nel Timeo Una causa ed un'epoca per il Grande Diluvio Ripresa post-diluviana La Memoria del Passato Semi mesoamericani Dalla Palestina alla Mappa dell'Ammiraglio Piri

 

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Quasi il 75% delle ricerche su "Atlantide" appartiene al secolo XX, includendo più di una decina di studi che collocano gli "Atlantidi" in Nordafrica e pochissimi che, sulla base di alcune strane deboli evidenze, giungono a collocarli in Antartide, imponendo alla Terra delle capriole per creare laggiù la leggendaria isola calda e fertile, dove magari mezzi volanti frutto di una Tecnologia progredita riempivano il Cielo sopra le teste di Balene e Delfini.

Di là dalle singole teorie, tutto ciò assicura che esistono due cose:

  1. forte interesse in mezzo alla gente, poiché se l'argomento non avesse interessato un largo pubblico non ci sarebbe stata una sua gran diffusione;
  2. forte motivazione di pochi ad esplorare l'antichità oltre la soglia della storia ufficiale.

"Atlantide" significa le radici dell'Umanità; quindi, l'interesse nei suoi confronti è, in realtà, interesse per le proprie radici.
Questo fatto implica che parte dell'umanità di questo secolo sente di non avere radici, o che le sta perdendo, cosa che porta, inevitabilmente, panico ed alienazione.

Quanto detto dovrebbe valere a maggior ragione per "Eden", che riguarda così da vicino lo Spirito dell'Uomo; ma "Eden" non è mai stata serio argomento d'ipotesi scientifiche sulla sua reale esistenza, perché feudo della religione.

Questa ricostruzione mostra però che l'esistenza storica di "Atlantide" ed "Eden" ha una probabilità molto elevata, che "Eden" fu un terreno di confronto piuttosto realistico di due tendenze umane naturali, quella verso il "Cielo" e quella verso la "Terra", sviluppate naturalmente, nel corso del Paleolitico, in aree diverse del Pianeta.

Se questa probabilità molto elevata diventasse improvvisamente certezza, grazie ad una serie di conferme inoppugnabili della teoria, quali conseguenze ne avremmo? quale sarebbe l'impatto concettuale sui moderni paradigmi sociali e tecnologici? come reagirebbero a queste scoperte i sistemi di potere cresciuti sul caos delle grandi catastrofi?

Dato che le ricerche di campo sono sostanzialmente subordinate alla sete di dominio e di profitto e scarsamente se non per nulla al desiderio di conoscenza, il problema della ricerca delle prove rischia di restare irrisolto per molto tempo ancora, lasciandoci un'incertezza residua alla quale ognuno dovrà provvedere da solo, con il proprio personale retaggio, almeno fintantoché gli uomini di scienza non cambieranno i propri orientamenti.

 

Bibliografia

Errata corrige della I edizione

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